Processo del depuratore – Dal controesame del consulente niente di buono per il Comune di Mineo

di Leone Venticinque, per il Laboratorio politico Vetustissima et Iucundissima

2010.12.03 – Nel corso dell’udienza di venerdì 3 dicembre 2010 si è svolto il controesame del consulente ing. Vagliasindi da parte della difesa del Comune. L’avvocato ha messo in discussione su più punti quanto affermato dal consulente nelle precedenti udienze – e già contenuto nella relazione del collegio dei periti – circa la complessiva disfunzionalità del depuratore. In particolare l’ing. Vagliasindi aveva rilevato che un’operazione normale nell’attività di un impianto di depurazione come la disidratazione dei fanghi estratti dalle acque fognarie e la loro raccolta in un cassonetto appositamente collocato non era mai stata effettuata, visto che l’apparecchiatura per la disidratazione non aveva tracce di fango e il cassonetto in questione era vuoto e pieno solo di ragnatele. Al che l’avvocato difensore del Comune ha cercato di mettere in dubbio le ovvie conclusioni dell’ing. Vagliasindi circa questa grave irregolarità con la seguente domanda: “Lei sa in quanto tempo può formarsi una ragnatela?”, provocando nell’aula di giustizia un momento di ilarità. Per tutta la durata del controesame l’ing. Vagliasindi ha evidenziato ancora una volta che gran parte dei riscontri effettuati nell’impianto dopo l’incidente, riscontri che lo avevano portato a sostenere la tesi di una cattiva gestione del depuratore, si riferiscono a dati di fatto certi e inoppugnabili.

La prossima udienza pubblica del processo è fissata per il 10 dicembre dalle ore 9. Saranno ascoltati dieci testimoni chiamati dal Pubblico Ministero.

Si veda anche:
Il processo per la strage nel depuratore di Mineo – Dubbi sulla gestione dell’impianto killer [“La Sicilia”, sabato 4 dicembre 2010, p. 52]
E’ stato completato ieri mattina, da parte dei difensori, il controesame dei consulenti del pubblico ministero (in aula il sostituto procuratore Sabrina Gambino) nel processo che, davanti al Tribunale penale di Caltagirone, vede imputati, a diverso titolo, sette fra amministratori, dirigenti e funzionari del Comune di Mineo e rappresentanti dell’impresa per la strage nel depuratore avvenuta l’11 giugno del 2008, a causa delle esalazioni tossiche formatesi nel pozzetto di ricircolo dei fanghi, morirono i dipendenti comunali Giuseppe Zaccaria, 47 anni, Natale «Giovanni» Sofia, 37, Giuseppe Palermo, 57, e Salvatore Pulici, 37, e due operai della ditta incaricata dell’espurgo, Salvatore Tumino, 47 anni, di Ragusa, e Salvatore Smecca, 47 anni, originario di Gela.
I consulenti della pubblica accusa hanno ribadito quanto affermato in precedenza e cioé che nel pozzetto in cui avvenne la strage si verificò la presenza di idrocarburi non prodotti dall’impianto; una circostanza che corrobora la tesi della Procura (coordinata da Francesco Paolo Giordano), secondo cui la morte dei sei sarebbe stata provocata dalle esalazioni provocate dallo sversamento illecito nella vasca di idrocarburi dall’autobotte della ditta.
Ma ieri il consulente controesaminato ha anche insistito sulla tesi che l’impianto non sarebbe stato gestito correttamente e che in esso si sarebbero registrate disfunzioni riconducibili a una cattiva tenuta della struttura. Prossima udienza il 10 dicembre.
Mariano Messineo

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